Mattarella ha ragione: la russia di oggi è la Germania hitleriana di ieri
Non che dovesse convincerci a riguardo, ma sentirlo ribadire con chiarezza dalla massima autorità dello Stato scalda il cuore. Ai poveri direttori della stampa italiana accreditata al Quirinale che, care stelline, “registrano una fatica maggiore nelle pubbliche opinioni sull’impegno per l’indipendenza dell’Ucraina” arriva una bella stoccata che si può sintetizzare in: è comprensibile che uno stato di guerra prolungata non piaccia a nessuno, quindi cosa vogliamo fare? Lasciare perdere?
Immenso. Clonatelo.
Il discorso di Mattarella sull'Ucraina: difendere l'aggredito per evitare una guerra globale
Nel suo discorso con i rappresentanti della stampa italiana durante la cerimonia della consegna del Ventaglio del 24 Luglio 2024, il Presidente Mattarella ha ribadito con forza e decisione il sostegno dell’Italia all’Ucraina nella sua guerra di resistenza all’aggressore russo. Un discorso potente e autorevole che spazza il campo dai dubbi e trasforma in nanerottoli da giardino i vari pacifinti e putiniani d’Italia.
In sintesi estrema per chi non ha tempo e voglia di leggere: la russia di oggi è la Germania nazista di ieri e dobbiamo a tutti i costi sostenere l’Ucraina nella sua lotta per l’affermazione dell’indipendenza e dell’integrità territoriale, altrimenti domani la guerra globale sarà anche a casa nostra.
Le parole del nostro Presidente si commentano da sole, sono perfette così senza dover aggiungere alcuna nota. Vogliamo pertanto riportarvi la sua posizione sulla guerra scatenata dalla russia in Ucraina. Sul sito del Quirinale trovate tutto il discorso integrale che vi linko proprio qui.
“L’Italia è impegnata, con convinzione, a sostegno dell’Ucraina. Insieme alla quasi totalità dei Paesi dell’Unione e insieme a quelli dell’Alleanza Atlantica. Alla Nato la Federazione Russa ha regalato un rilancio imprevedibile di ruolo e di protagonismo. Chi non ricorda le parole di più di un Capo di Stato e di governo di Paesi della Nato che, appena tre anni fa, la definivano in stato di accantonamento, per usare un termine davvero riduttivo rispetto alle espressioni allora adoperate?
Lei fa presente – con ragionevole fondamento – che si registra una fatica maggiore nelle pubbliche opinioni sull’impegno per l’indipendenza dell’Ucraina.
È vero. A nessuno – comprensibilmente – piace un’atmosfera in cui la guerra abbia prolungata presenza, anche se non vi si è coinvolti. Come non lo è l’Italia.
Pensiamo a come appare questo spettacolo di guerre agli occhi dei nostri giovani, che ritengono Erasmus e Schengen talmente naturali da non ritenerli più una conquista, ma una condizione ovvia, dalla Scandinavia a Malta, da Lisbona a Bucarest.
Aggiungo, personalmente, che spinge a grande tristezza vedere che il mondo getta in armamenti immani risorse finanziarie, che andrebbero, ben più opportunamente, destinate a fini di valore sociale.
Ma chi ne ha la responsabilità? Chi difende la propria libertà – e chi l’aiuta a difenderla – o chi aggredisce la libertà altrui?
Uno dei momenti, che fa più riflettere – anche oggi – sugli errori gravidi di conseguenze, si identifica con le parole che Neville Chamberlain, Primo Ministro britannico, pronunziò, a Londra, al ritorno dalla conferenza di Monaco nel 1938: “Sono tornato dalla Germania con la pace per il nostro tempo”.
Come tutti ricordiamo, Hitler pretendeva di annettere al Reich la parte della Cecoslovacchia che confinava con la Germania – i Sudeti – dove viveva anche una minoranza di lingua tedesca.
La Cecoslovacchia – che aveva fortificato quel confine temendo aggressioni – ovviamente rifiutava.
Le cosiddette potenze europee del tempo – Gran Bretagna, Francia, Italia – anziché difendere il diritto internazionale e sostenere la Cecoslovacchia, a Monaco, senza neppure consultarla, diedero a Hitler via libera. La Germania nazista occupò i Sudeti.
Dopo neppure sei mesi occupò l’intera Cecoslovacchia. E, visto che il gioco non incontrava ostacoli, dopo altri sei mesi provò con la Polonia (previo accordo con Stalin). Ma, a quel punto, scoppiò la tragedia dei tanti anni della Seconda guerra mondiale. Che, verosimilmente, non sarebbe scoppiata senza quel cedimento per i Sudeti.
Historia magistra vitae.
L’Italia, i suoi alleati, i suoi partner dell’Unione sostenendo l’Ucraina difendono la pace, affinché si eviti un succedersi di aggressioni sui vicini più deboli. Perché questo – anche in questo secolo – condurrebbe a un’esplosione di guerra globale.“
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