Le lunghe vacanze dei politici italiani che volevano sostenere Kyiv
Forse ci hanno letti quando dicevamo che “chi parla di Ucraina elettoralmente muore” e ci hanno presi alla lettera. Nei partiti europeiste pro-Kyiv delle liste presentate e uscite devastate alle elezioni europee il tema Ucraina non è più all’ordine del giorno. E forse è meglio così. Un fulgido esempio di quanto la guerra, la sofferenza degli ucraini e il futuro dell’Europa gli importasse veramente: Z E R O.
Le vacanze di Calenda e le olimpiadi di Renzi
Il caso più eclatante è quello di Carlo Calenda che con Azione aveva messo al primo posto del suo programma elettorale la difesa ed il sostegno economico e militare dell’Ucraina. Basta seguire i suoi social per vedere ben documentate gite fuori porta, vacanze al mare, in città d’arte, all’estero e in Italia. Per trovare un suo commento sulla guerra in Ucraina bisogna scorrere paginate di foto di vacanze di famiglia. Esattamente come le diapositive degli anni ’80 che qualche parente più fortunato e benestante di noi ci costringeva a vedere e che nessuno, in realtà, avrebbe mai voluto dedicare più di mezzo secondo.
Dicevamo, di Ucraina non se ne parla più, da primo punto elettorale è stato declassato a poche righe qua e là prive di contenuto. Non era quello che ci aspettavamo. In compenso ha trovato modo su Facebook di chiedere l’isolamento politico di Netanyhau, “così, de botto, senza senso” in un post tra foto di luoghi di culto e un suo selfie a Istanbul, prendendosi parecchi insulti tra i quali spicca un “quando scrive cose del genere sembra uno fuori di testa“. Sarà contento Daniele Nahum che proprio con Calenda era candidato per le europee nella circoscrizione Nord-Ovest e che ha sempre difeso Israele proprio da questi attacchi gratuiti e insensati. Vabbè ma questo è un altro discorso, voltiamo pagina.
Lo stesso, ma con meno vacanze almeno documentate, si può dire di Matteo Renzi che alle foto di villeggiatura ha preferito commentare ossessivamente le olimpiadi. Renzi da questo punto si sta salvinizzando, certo non andrà a fotografarsi alla sagra del fagiolo borlotto o a quella del “pursè negher”, ma mai dire mai.
Un breve sussulto è arrivato nella giornata dell’indipendenza ucraina, due post sui profili istituzionali dei partiti Azione e Italia Viva, insomma il minimo sindacale. Queste sono briciole. Sappiamo che le battaglie vere si fanno in parlamento, ma in un momento storico così tragico le battaglie per la libertà si devono fare anche sul fronte della comunicazione dove la propaganda filorussa pare oggi ancora implacabile. Un post al mese per scrivere “Slava Ukraini” non basta più, demandare ai soliti quattro parlamentari iscritti al partito la questione ucraina non è sufficiente. Serve organizzazione e coralità di intenti, queste sono battaglie che ridisegneranno il nostro futuro e lasciarle decantare fino alle prossime elezioni è un errore imperdonabile, soprattutto etico e morale.
Gli altri partiti, minoranza nelle minoranze, hanno tenuto in piedi (come peraltro sia Azione che Italia Viva) altri discorsi, come le carceri, l’inclusività e le immancabili polemiche contro Vannacci e il razzismo olimpico. Ma qui siamo su Stand for Ukraine e, scusateci, dai partiti europeisti pretendevamo di sentir parlare di Europa e con una guerra alle nostre porte e con il martirio del popolo ucraino che prosegue ininterrottamente da oltre 900 giorni pensavamo di meritare qualche parola in più. Probabilmente le promesse elettorali anche in questo caso erano solo promesse che, nel caso di un esito positivo alle urne, non sarebbero state portate avanti con l’efficacia che ci attendevamo. Facciamocene una ragione.
Un giorno i rappresentati di Azione, Italia Viva e Più Europa potranno dire di essere sempre stati dalla parte giusta della storia a differenza dei partiti di maggioranza. Ma avere una valutazione appena sopra lo zero non è sufficiente in un’Italia governata da personaggi che fanno accordi e accordicchi con Orban, che aspettano il ritorno di Trump alla casa bianca, che credono ancora nei negoziati di pace con mosca o che hanno accordi formali con Russia Unita. Per essere meglio di loro ci vuole davvero poco, è quasi fisiologico. Ma non basta.
Curioso, l'operazione ucraina in Kursk non sembra esistere
Un fatto storico come l’incursione ucraina nell’oblast di Kursk in russia non sembra stuzzicare nessun esponente dei partiti che alla vigilia delle europee predicavano il sostegno assoluto a Kyiv. Nessuno che abbia riportato mai nessuna notizia a riguardo, nessun commento. Il vuoto pneumatico di pensiero, di idee e di opinioni. L’unico segno di vita lo si ha avuto da Calenda per contestare le parole infelici e confuse di Crosetto, ma più che altro erano dirette a screditare la persona del ministro della difesa e non un’occasione per prendere una posizione netta sull’operazione dell’esercito ucraino in corso in russia. Non dire niente per lasciare intendere che “aspettiamo per vedere da che parte tira il vento”. Forse hanno ragione, per salire sul carro dei vincitori c’è sempre tempo. Nel frattempo l’Ucraina ha conquistato in due settimane più territorio di quanto la russia abbia conquistato in ucraina nel giro di un anno intero di incessante e dolorosa offensiva. Ma a quanto pare non è ancora sufficiente. Bisogna arrivare a mosca per sentire una parola sull’argomento? E va bene, arriviamo a mosca. Poi vediamo.
L’estate 2024 ha rivelato tante cose sulla politica italiana. Non che non lo sapessimo già, ma abbiamo avuto la riprova che gli attivisti pro-ucraina nel desolante panorama politico italiano sono nuovamente rimasti soli. E non fa niente se le locandine delle manifestazioni organizzate dalle solite indomite associazioni ucraine per la giornata dell’indipendenza pullulavano di tutti i loghi di partito possibili e immaginabili, quello non vuol dire niente, anzi fa quasi tenerezza. E non servirà ormai più a nulla gridare su un palco “Slava Ukraini” o “putin mafioso” per poi ritirare le bandiere e andare a casa subito dopo aver terminato il proprio intervento. Game over, non ci crede più nessuno.
Questa estate post elezioni ha smascherato il vuoto di ideali e di coraggio che invece, proprio in queste occasioni, farebbe davvero comodo avere, fosse solo per infondere coraggio e dare sostegno a chi, ogni giorno dal 24 Febbraio 2022 in Italia combatte una battaglia di informazione e sensibilizzazione contro un avversario ben più numeroso e agguerrito: l’ignoranza ed il disinteresse.
Se proprio dobbiamo sognare, facciamolo in grande. Con Draghi alla presidenza europea al posto di Ursula Von der Leyen finalmente putin avrebbe una degna nemesi con cui confrontarsi.
L'agenzia stampa di stato russa TASS diffonde ogni giorno centinaia di fake news e becera propaganda di regime. E in Italia molti quotidiani ne divulgano acriticamente i contenuti.
Meloni vede uno stallo nella guerra in Ucraina e lo descrive come raggiungimento di uno degli obbiettivi italiani. Ancora si pensa a pace e negoziati. Ma quando la finiremo?
Il delirante programma elettorale della lista di Santoro Pace Terra Dignità ha una strana ossessione per l'Ucraina e sembra scritto da putin in persona.