meloni ucraina stallo

Meloni e lo stallo alla messicana di Tarantino

In una delle scene più iconiche del cinema di Quentin Tarantino, nel finale del capolavoro “Le Iene”, i protagonisti rimasti ancora vivi si puntano vicendevolmente le armi l’un l’altro, in attesa della prima mossa che nessuno, a quanto pare è disposto a fare per primo. E’ lo “stallo alla messicana”, un momento di immobilità in cui succede tutto anche se sembra non succedere nulla.
Probabilmente la presidente del consiglio italiano Meloni deve aver visto il film di Tarantino la sera prima del suo intervento al forum economico di Cernobbio del 7 Settembre.

Che poi alla fine questo non è uno stallo

A Cernobbio Meloni ha evidenziato che in Ucraina c’è una situazione di stallo e questo è anche merito dell’Italia e delle sue politiche in materia di esteri. Ma questo non è uno stallo (e anche se fosse sicuramente non un è un merito), uno stallo si ha quando le forze militari sono oggettivamente riequilibrate. Uno stallo non avrebbe consentito ai russi le stragi di Poltava, Lviv e di continuare la distruzione sistematica delle altre pacifiche città ucraine sul fronte est. Uno stallo significa che siamo tutti fermi, e lì, di fermo, non c’è proprio nulla, a partire dal controllo di interi insediamenti nella regione russa di Kursk da parte delle forze armate ucraine.
Dicevamo, non è uno stallo proprio perchè anche l’Italia ha contribuito a mantenere disequilibrato il livello di forze in campo, fornendo troppo poco e sempre troppo in ritardo. Gli aiuti militari italiani sono ridicoli e oltretutto gli vietiamo di utilizzarli in territorio russo. Abbiamo citato lo stallo alla messicana di Tarantino poche righe più su. Ecco immaginatevi quella scena dove tutti si puntano una pistola in faccia, ma non tutti hanno il diritto di sparare perchè lo dice Crosetto o lo dice Tajani.

Per Meloni lo stallo è un successo che porterà le due parti in causa ai negoziati (con i fan di putin India e Cina come negoziatori). Se l’Ucraina oggi è in grado di poter negoziare qualcosa, se mai volesse farlo, non lo deve certo a noi italiani, ma solo perchè grazie ad una brillante operazione militare è riuscita a conquistare molto territorio nella regione russa di Kursk, proprio in un territorio dove secondo le idee del nostro governo non si dovrebbero usare armi occidentali. L’Italia in questa partita è sempre più fuori dai giochi e pare che anche i vertici di governo non sappiano più cosa stia succedendo a questo mondo.

Credere che si possa tornare al "mondo prima"

Un altro passaggio sconcertante dell’intervento di Meloni a Cernobbio è racchiuso in queste poche righe: “Ma siamo sicuri che potrebbe convenirci un mondo nel quale saltano le regole internazionali che hanno garantito il sistema multilaterale, e nel quale chi è militarmente più forte invade il suo vicino? Pallottoliere alla mano, temo che non ci convenga. A noi conviene un mondo nel quale ci sono delle regole, perché questo ci garantisce mercati aperti, ad esempio, e ai nostri prodotti d’eccellenza di competere sui grandi mercati e non penso che ci convenga invece una competizione sul numero dei carri armati che abbiamo.
Meloni, il problema non siamo noi o l’Ucraina che vogliamo far saltare le regole internazionali. E’ la russia che ha fatto saltare il banco già da anni ormai, calpestando il diritto internazionale, commettendo crimini di guerra e cercando con costi allucinanti di portare a termine il genocidio di tutti gli ucraini. Pallottoliere alla mano, la nostra dignità e la nostra libertà valgono molto di più dell’esportazione di qualche cassa di Barolo o di Amarone nella federazione russa.
Ai confini della nostra Unione Europea, proprio in questi giorni, i paesi baltici stanno mettendo a punto piani di resistenza e di evacuazione a causa di un probabile attacco russo se dovesse cadere Kyiv. Noi invece pensiamo a quando sarà possibile tornare ad esportare in russia i nostri prodotti. Non saprei dirvi se siamo più ottimisti o più fessi, ma una vaga idea ce l’ho. Di sicuro siamo cinici e incapaci di provare empatia nei confronti di un popolo, quello ucraino, che dal 24 Febbraio 2022 è invece riuscito ad insegnarci il valore della vita, della resistenza e dei valori di libertà e democrazia.

Ah, alla fine nel film “Le Iene” di Quentin Tarantino, lo stallo alla messicana termina in un massacro dove non sopravvive nessuno.

Potrebbe interessarti anche
UE: vietare i simboli comunisti nell’Unione. Drastica riduzione di bandiere alle manifestazioni di ANPI
risoluzione ue simboli sovietici

La risoluzione del Parlamento Europeo invita gli stati membri a vietare l'uso dei simboli della russia comunista all'interno dell'Unione. Si ridurrà così drasticamente il numero di bandiere presenti alle manifestazione di ANPI.

Partigiani italiani confusi e dove trovarli
anpi 25 aprile cessate il fuoco ovunque

L'ANPI fino dal giorno zero dell'invasione russa ha mantenuto una posizione a dir poco ambigua sugli unici partigiani europei ancora viventi. Quelli ucraini. Li troveremo il 25 Aprile nelle piazze d'Italia ad intonare slogan da asilo nido.

Il massacro di Sumy, le nostre colpe e la nostra vergogna
massacro di sumy

Il massacro della Domenica delle Palme ha Sumy è il simbolo della disgregazione del nostro occidente. E' la macchia indelebile delle nostre colpe verso il popolo ucraino.

Spieghiamo in modo facile e divertente la propaganda russa in Italia
libri di propaganda russa

Spieghiamo in modo facile e divertente cosa intendiamo per propaganda russa in Italia e le sue catastrofiche conseguenze.