E se Israele e non l’UE fosse il modello per la nuova Ucraina?
Facciamo un salto nel futuro: la guerra è finita e per Kyiv stanno cominciando i lavori diplomatici per l’accesso a UE e NATO. Ma siamo così sicuri che all’Ucraina non convenga seguire invece una strada che la porti ad essere più sul modello israeliano piuttosto che irrigimentata in una struttura stantia come l’Unione Europea?
Israele a mano libera, Ucraina a mani e piedi legati
Con l’eliminazione di Nasrallah, il capo di Hezbollah, avvenuta il 27 Settembre, Israele ha azzerato i vertici dell’organizzazione terroristica con base in Libano e conti corrente in Iran. E’ la dimostrazione che senza legami con strutture sovranazionali come l’Unione Europea si possono comunque difendere gli interessi nazionali e proteggere i propri confini al riparo da veti e ideologie puzzolenti come pesce marcio. Certo, la situazione è ben diversa tra Israele e Ucraina, non siamo nati ieri e nemmeno nati fessi. Ma è ancora valida questa strada per Kyiv? Israele non è membro dell’UE e nemmeno della NATO. Anzi come l’Ucraina è un membro associato NATO, titolo che non serve a un fico secco di niente se non ad avere accesso a tecnologie e strategie militari. Ma guai se qualche stato o organizzazione terroristica ti attacca, allora lì devi smazzartela tu con le tue risorse. Israele ha costruito la sua capacità di difesa e deterrenza con gli anni, passo dopo passo e lo stesso dovrà fare l’Ucraina.
Netanyahu si è permesso (a ragion veduta) di accusare l’ONU di essere una “palude di antisemitismo” proprio mentre l’IDF stava attaccando il quartier generale di Hezbollah a Beirut. Zelensky invece oggi non può affermare che le Nazioni Unite siano una inutile tana di collaborazionisti del cremlino. Verrebbe isolato all’istante dai santi penitenti e dalle anime pure dell’assemblea di New York pregiudicando le forniture militari di cui i soldati al fronte hanno disperato bisogno. Ma non è detto che in futuro i rapporti tra le parti resteranno così.
La russia, anche se sconfitta, sarà sempre il pericoloso e minaccioso vicino di casa dell’Ucraina. A noi sembra inconcepibile vivere in un perenne stato di allerta e guerra, per questo in molti faticano a comprendere le operazioni preventive di Israele e la voglia di sicurezza del popolo ucraino. Per tale motivo l’UE e la NATO, forse, non sono poi le strutture giuste per Kyiv se non per qualche vantaggio commerciale e militare. Cosa ne sappiamo noi di guerra? Cosa ne sappiamo noi del bisogno di colpire prima che l’aggressore colpisca noi? Come possiamo pretendere di impartire lezioni a chi ha sacrificato un’intera generazione per difendere quegli ideali che noi occidentali non sappiamo difendere da soli?
Finirà il tempo dell'elemosina
Secondo Zelensky la fine della guerra è vicina. E noi vogliamo credergli. Il giorno dopo la ritirata delle truppe russe dai confini ucraini (Crimea compresa) si aprirà una fase nuova, una fase in cui tutto verrà messo in discussione.
La nuova Ucraina, badate bene, non sarà più l’Ucraina pre-Maidan. Parliamo di uno Stato che sarà il più militarizzato d’Europa, con il più ampio arsenale, con le più grandi conoscenze belliche e strategiche. Probabilmente secondo o pari solo ad Israele.
A livello civile sarà (come è sempre stato) il maggior esportatore agricolo, così importante da far tremare i polsi a mezzo mondo se volesse sospendere le sue forniture. Non parliamo nemmeno dell’avanzato grado di sviluppo tecnologico e della nuova industrializzazione di un paese che deve ricostruirsi, elementi che lo porranno ai vertici di tanti settori che noi non riusciamo a rimodernare.
Siamo davvero così tanto sicuri che un’Ucraina così forte vorrà aspettare più di 20 anni passando attraverso mille migliaia di milioni di esami burocratici per accedere ad una istituzione vecchia, lenta e goffa come la nostra Unione Europea? Siamo sicuri che l’Ucraina vorrà essere parte di questo circo di cercopitechi senza un vero e proprio potere esecutivo e decisionale? Ma chi glielo farà fare?
Di Draghi coraggiosi che avrebbero permesso l’accesso in UE all’Ucraina in tempi stretti ne abbiamo avuto solo uno, liquidato in fretta e furia e relegato a consulente strategico per l’economia e, anche da quella posizione, è riuscito con il suo dettagliatissimo report a prefigurare un’Unione Europea al collasso nei prossimi anni se non si rivoluzionerà totalmente. Chi vorrebbe entrare in una organizzazione sovranazionale giudicata in una stagnazione monetaria e di ideali? Abbassiamo le ali ragazzi che durante questa crisi non abbiamo fatto nemmeno il minimo sindacale.
Il giorno dopo la fine della guerra
Il giorno dopo la fine della guerra per l’Ucraina e per l’Europa si apriranno nuovi scenari, il mondo diplomatico che conosciamo oggi dovrà necessariamente cambiare alla luce dei mutati rapporti di forza, con buona pace dei vecchi scoreggioni di Bruxelles che rinfacceranno a Zelensky di quanto buoni e caritatevoli siamo stati noi europei facendo l’elemosina al suo esercito e alla sua gente.
Il giorno dopo la fine della guerra nulla sarà più come prima e l’Ucraina dovrà far valere la sua posizione di primo esercito moderno ad aver sconfitto militarmente la russia mentre noi, stesi sul divano di casa nostra, ci dicevamo stanchi e infastiditi che “signora mia quanto è brutta la guerra lì sono tutti matti”.
Il giorno dopo la fine della guerra ci sarà un nuovo mondo con una nuova Ucraina e con nuovi assetti di potere. Siamo pronti a scendere dal nostro piedistallo per creare la nuova Europa? Ragazzi miei ammettiamolo: o cambiamo modo di pensare e cominciamo ad ascoltare chi ne sa più di noi o di alternative non ce ne sono. Perdere l’Ucraina sarà un brutto passo falso, sintomo del fatto che non abbiamo proprio capito niente.
Si dice che chi va da solo va veloce, ma chi va insieme va lontano. Di solito trovo questi detti solo delle scuse per giustificare le nostre mancanze, ma in questo caso mi trova d’accordo. Bisogna solo capire chi deve aggregarsi a chi, se l’Ucraina a NATO e Unione Europea oppure l’Unione Europea e la NATO all’Ucraina. Credetemi, questa sottigliezza farà tutta la differenza del mondo.
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