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“Sono per l’Ucraina ma…”, le vedove di Bergoglio, quelle di Navalny e l’incapacità di empatizzare con gli ucraini

La morte di Bergoglio, come quella di Navalny, accende di botto i riflettori su una questione spinosa, quella del supporto incondizionato all’Ucraina e dell’empatia verso il popolo aggredito. Possiamo contemporaneamente spenderci per il sostegno all’Ucraina e piangere il trapasso di un Papa che ha in più occasioni messo sullo stesso piano ucraini e russi, chiesto pubblicamente a Kyiv di sventolare bandiera bianca e glorificato la “grande madre russia”? Evidentemente no, ma a quanto pare sui social in queste ore si stanno moltiplicando come i pani ed i pesci i vecchi e nuovi miracoli del Papa argentino, vecchie e nuove storielle sulla sua presunta misericordia e benevolenza verso gli ucraini. Aspettiamoci altre mirabolanti parabole nelle prossime ore perchè non vuoi mica che sia stato un pessimo pontefice che non ha fatto nulla per i poveri ucraini vero?

Le vedove di Navalny

In principio fu Navalny, poi arrivarono tutti gli altri russi…permettetemi questa intro molto da Antico Testamento, ma ci stava proprio bene. Questa cosa me la tengo dentro, non sempre troppo bene lo ammetto, da quando morì il dissidente russo e uscirono sulla pubblica piazza le vedove navalniane ad intossicare il sostegno all’Ucraina.
Quella fu la prima devastante onda d’urto contro la nostra unità d’intenti verso gli ucraini, la prima avvisaglia che forse poi in fondo in fondo non abbiamo mai avuto davvero le idee molto chiare sull’Ucraina, un caso di westplaning scritto a regola d’arte.
La processione di politici, giornalisti e attivisti pro-Ucraina sulle bacheche di tutto il web a piangere Navalny (con tanto di plurime fantastiche richieste di intitolargli ogni vicolo ed anfratto d’Italia) è stato semplicemente uno spettacolo deprimente, non tanto per la drammatica fine di un morto ammazzato da putin, quanto perchè se sostieni l’Ucraina e gli ucraini DEVI sapere che Navalny non era l’eroe che pensavi fosse. Se sostieni l’Ucraina e gli ucraini DEVI sapere che a Kyiv e dintorni non lo hanno mai visto di buon occhio, neppure dopo il suo mea culpa sulla questione avvenuto con troppo ritardo e con motivazioni quantomeno opportuniste. Se sostieni l’Ucraina e gli ucraini DEVI avere la buona volontà di ascoltare la loro voce e di non imporre la tua visione tutta italiana delle cose, peraltro distorta, inopportuna e slegata dalla realtà dei fatti. DEVI sapere che a Navalny dell’Ucraina non è mai fregato un fico secco, le sue battaglie erano altre, erano per la SUA AMATA russia e non certo per i morti innocenti di Kyiv.

Allo stesso modo la glorificazione degli altri politici e giornalisti russi liberati, nonchè della vera vedova Navalny, non ha fatto altro che mescolare le carte in tavole…et voilà ora ci sono anche i russi buoni, ora hanno gli stessi diritti di lamentazione degli ucraini, ora in alcuni casi sono addirittura più vittime di loro. Il risultato? Abbiamo riabilitato il buon nome dei moscoviti, perchè sì ok siamo per l’Ucraina ma non tutti i russi sono…ecc. ecc. Ma fatemi il piacere.

Le vedove di Bergoglio

Bergoglio is the new Navalny. Nelle ore successive alla sua dipartita ho notato subito la solita stramaledetta tendenza a rimodulare le bestialità pronunciate dal fu Papa Francesco in questi anni sull’Ucraina, come se fossero solo state parole di un benevolo anziano e non l’indirizzo politico di un Capo di Stato in grado di influenzare milioni di persone, milioni di elettori, milioni di menti.
Forse sottovalutate il potere che ha avuto in mano quest’uomo. E per questo sottovalutate gli effetti delle sue parole.
Dire che la NATO abbaiava ai confini di mosca è stato un grave atto di destabilizzazione politica e di giustificazione ai devastanti crimini russi in Ucraina.
Affidare alla Madonna (qualunque cosa questo significhi) allo stesso modo ucraini e russi, fargli percorrere insieme simbolicamente la Via Crucis e pregare allo stesso modo per i morti di qua e i morti di là non è pietas cristiana, è minimizzare la violenza, la devastazione, gli stupri, i rapimenti di bambini, le torture e le città rase al suolo. Tutti crimini che i russi hanno commesso ai danni degli ucraini, non viceversa.
Chiedere agli ucraini di alzare bandiera bianca, di arrendersi in quanto ormai sconfitti (sono parole sue, non sto inventando), di accettare un negoziato di resa non è una richiesta disperata per il raggiungimento di una pace, è la ripetizione parola per parola della più becera propaganda putiniana.
Non dire mai, e Bergoglio non lo ha mai fatto, che la russia ha aggredito l’Ucraina, non citare mai putin e limitarsi a pregare per “la martoriata Ucraina” non è avere un ruolo da mediatore in questa guerra e non è neppure un gran modo per essere cristiani cattolici. L’equidistanza tra vittima e carnefice è proprio ciò che di più lontano esista dall’essere un buon cattolico, invece molto più simile all’ipocrita posizione mediana da prevosto di paese di campagna che deve tenere buoni sia i poveri contadini squattrinati che il ricco imprenditore con la fabbrichetta, gli uni perchè riempiono la chiesa e l’altro perchè fa laute donazioni per salvarsi l’anima.

Bergoglio sull’Ucraina è stato vergognoso, ha fatto danni inenarrabili come neppure la propaganda putiniana è riuscita a fare. E per questo sarà giudicato, oggi da noi e domani dalla storia.
Le parole di Papa Francesco sull’Ucraina sono state a più riprese paritetiche, se non peggiori, dell’informazione moscovita de Il Fatto Quotidiano. La prossima volta che insulterete questo giornalaccio abbiate l’onestà di dire anche in questa occasione che “Travaglio è un uomo e può sbagliare”, usando la stessa giustificazione che viene ripetuta oggi per giustificare le nefandezze di Bergoglio sull’Ucraina.

Sono per l'Ucraina ma...

Leggere tutti i messaggi di cordoglio e il disperato tentativo di giustificare il disastroso operato di Bergoglio di questi ultimi anni mi rattrista parecchio. Come mi ha rattristato vedere l’indegno teatrino italiano in occasione della morte di Navalny. Mi rattrista perchè vedo crollare l’illusione di un supporto vero ed empatico verso gli ucraini, verso le loro sofferenze e verso le loro ragioni.
Purtroppo in Italia esistono solo le ragioni degli italiani. Esiste l’opportunismo di sentirsi utili per una buona causa, ma senza mai arrivare al nocciolo della questione, senza mai scalfire la nostra superficie e senza che mai il grido di dolore degli ucraini arrivi in profondità nel nostro cuore. Esistiamo noi, le nostre credenze, le nostre superstizioni. Esiste il Papa, esiste la carità cristiana, esiste la nostra convinzione di “italiani brava gente” e non si vai mai oltre a questo.
“Sono per l’Ucraina ma…” è un passo indietro colossale nella nostra evoluzione di uomini e nella nostra presa di coscienza dei pericoli di un mondo in tumulto, siamo tornati alla carità da catechismo, al pezzo di pane raffermo gettato ai più poveri, ma solo dietro la promessa che facciano di tutto per ravvedersi e per non essere più così poveri. “Sono per l’Ucraina, ma voi ucraini cercate di essere un po’ meno ucraini la prossima volta eh”. 

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