A Padova il concerto del pianista Romanovsky, la propaganda russa nel cuore dell’Europa
Il giorno 19 Dicembre 2023 a Padova al Conservatorio Pollini si è scritta l’ennesima vergognosa pagina di propagandismo russo in Italia. Dopo l’invito nel ruolo di soprano alla russa Netrebko alla prima del Teatro alla Scala di Milano, a Padova si è svolta una masterclass del pianista filo-putin Alexander Romanovsky, tra le proteste delle associazioni ucraine della regione Veneto guidate da “Liberi oltre le illusioni“, che puntualmente sono rimaste inascoltate.
L'arte usata come propaganda
Disinteresse o collaborazionismo con la russia di putin, in ognuno dei due casi siamo messi male.
Svegliamoci, quello che è successo a Padova è gravissimo. Aver invitato il pianista Romanovsky, da sempre a favore di putin e della sua invasione contro l’Ucraina, che suonò davanti al teatro distrutto dai russi nella città occupata di Mariupol nella quale persero la vita centinaia di ucraini al riparo dai bombardamenti dei razzisti è qualcosa che non si può sentire, un grave passo indietro nella nostra presa di coscienza su cosa sta succedendo a pochi chilometri da casa nostra. Gli organizzatori dell’evento hanno cancellato due anni di atrocità, di stupri e di violenze, hanno applaudito e accolto con tutti gli onori chi sta collaborando al genocidio del popolo ucraino.
E’ ora che le anime pure che dissociano l’arte dalla propaganda aprano gli occhi. La russia da sempre usa ogni mezzo per infiltrarsi nelle società occidentali, e l’arte è solo uno di questi mezzi. Se la propaganda non si diffonde con la musica, il cinema, il teatro, la lirica, la letteratura e lo sport, attraverso cosa deve diffondersi?
Accettare di far suonare un pianista dichiaratamente filo-russo in Europa (non solo in Italia) significa riabilitare tutto il sistema russo che ci vorrebbe morti e sepolti sotto i loro bombardamenti e dimenticare le minacce alle nostre democrazie da parte di putin e del suo establishment. Per non parlare degli orrori che quotidianamente avvengono in Ucraina a cui gli organizzatori degli eventi del conservatorio di Padova non sembrano essere interessati, o peggio sembrano essere d’accordo con quello che sta avvenendo. Disinteresse o collaborazionismo con la russia di putin, in ognuno dei due casi siamo messi male.
Tra l’altro, ulteriore vergogna, dal sito del Conservatorio Pollini sono scomparsi tutti i riferimenti all’evento (forse a seguito delle proteste), che prima invece erano correttamente riportati.
Il pianista filo-putin Romanovsky davanti alle rovine del teatro di Mariupol
Suonare di fronte a questi luoghi di morte e di dolore è solo l’ennesimo colpo inferto ad una città morente e ad una popolazione che sta difendendo tutta l’Europa con il proprio sangue.
Il pianista Romanovsky è diventato tristemente famoso a Luglio del 2022, quando insieme al suo amico violinista Peter Lundstrem aperto sostenitore del regime di putin ha suonato davanti alle macerie del teatro di Mariupol, in una città ormai collassata a causa dell’occupazione russa.
Poco tempo prima il teatro di Mariupol fu bombardato proprio mentre al suo interno migliaia di civili innocenti cercavano riparo dai missili russi. Le vittime si stimano in un numero superiore alle 600 unità.
Il tutto dopo che l’assedio della città di Mariupol da parte dell’esercito russo ha provocato oltre 20.000 morti (ma i numeri reali potranno essere resi noti solo quando l’esercito ucraino avrà finalmente liberato la città). Suonare di fronte a questi luoghi di morte e di dolore è solo l’ennesimo colpo inferto ad una città morente e ad una popolazione che sta difendendo tutta l’Europa con il proprio sangue. E il Conservatorio di Padova il giorno 19 Dicembre 2023 non ha fatto altro che giustificare queste atrocità.
Davanti a questi eventi e alla riabilitazione dei criminali russi possiamo solo provare una grande vergogna ed una infinita pena per chi rimane inerte di fronte alla morte e al dolore di una intera, coraggiosa, nazione. L’Europa si abbatte pezzo dopo pezzo, piccola azione dopo piccola azione. Questo è un altro colpo inferto alla nostra voglia di democrazia e libertà.
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