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Orgoglio Georgia, ribellarsi al putinismo si può, non come i…

Dal 9 Aprile 2024 i cittadini della Georgia scendono in strada ogni giorno a Tbilisi per contestare il riavvicinamento politico alla russia. I georgiani non protestano solo per il tentativo della maggioranza di governo di approvare la famigerata legge sugli agenti stranieri nell’informazione, ma con coraggio e abnegazione stanno scommettendo sull’Europa e sul nostro modello di democrazia e libertà. Ascoltiamoli per non commettere gli stessi errori del post-maidan di Kyiv.

Una nuova Unione Europea, con Georgia e Ucraina

I georgiani ci stanno solo chiedendo attenzione mediatica e ci stanno dimostrando che ribellarsi alle ingerenze russe è possibile, anzi è un dovere.

Derubricare le proteste fiume in Georgia (come qualcuno ha fatto) a semplici contestazioni per la legge sugli agenti stranieri è miope e stupido. Nel momento in cui vi scrivo sono ormai tre settimane in cui ogni giorno per le strade della capitale georgiana a migliaia scendono in strada per far sentire la propria voce, per scongiurare il pericolo che l’influenza di mosca si estenda ulteriormente nel paese. La gente è spaventata, non vogliono essere una nuova Ucraina. C’è paura, ma anche tanto orgoglio e coraggio. I georgiani hanno già visto i tank russi nel 2008 nelle regioni dell’Ossezia e dell’Abkhazia, diventate fantocci di mosca tra l’indifferenza e l’inazione internazionale e che ancora oggi rimangono una ferita aperta all’interno dell’Europa.

Le proteste iniziate ad Aprile 2024 sono una chiara e forte voce europeista, una sfida alla russia che anche noi occidentali dobbiamo saper cogliere per rinforzare la presenza dei nostri valori e costruire un’Unione Europea forte, partecipata e solidale. Parliamoci chiaramente, se putin non stesse concentrando tutti i suoi sforzi bellici in Ucraina sarebbe già a Tbilisi per sedare le proteste ed estendere il suo raggio d’azione sempre più a Ovest. Se noi europei pensiamo che già stiamo facendo tanto per Kyiv (fake news) e che no, “mioddio anche la Georgia è troppo non ne possiamo più”, allora non abbiamo ancora capito nulla dei tempi storici che stiamo nostro malgrado vivendo e quale deve essere il nostro ruolo. I georgiani ci stanno solo chiedendo attenzione mediatica e ci stanno dimostrando che ribellarsi alle ingerenze russe è possibile, anzi è un dovere.

L’Unione Europea del domani sarà possibile solo grazie al sangue versato dei difensori ucraini e alla volontà dei georgiani di non trasformarsi in pupazzi del cremlino. E, ci scommetto, con il loro contributo sarà un’UE forte, indipendente e coraggiosa. Quindi facciamo uno sforzo, i georgiani non ci stanno chiedendo armi, missili, patriot e caccia F-16, ci chiedono solo di accendere i nostri riflettori sulla loro rivoluzione ed un sostegno prettamente politico. Non facciamo la stupidaggine di non interessarci a questi eventi e sosteniamoli perchè ciò è anche nel nostro interesse di cittadini europei. Per una volta premiamo il coraggio e la forza di volontà. Premiamo le idee di libertà e giustizia che dovrebbero essere i capisaldi della nostra Unione e che noi, dall’interno, sembriamo non saper più riconoscere.

C'è chi si ribella e chi invece no

I georgiani si stanno dimostrando davvero degli alleati fedeli, non come quei “dieci milioni” là, quelli di cui parlava Lei, che io, onestamente, non ho mai visto nè sentito.

Le torrenziali proteste in Georgia contro l’influenza russa però ci hanno fatto aprire gli occhi sul fatto che quando si crede davvero in qualcosa allora il coraggio per alzare la testa e ribellarsi si trova. Nasce spontaneo (ed è impietoso) il paragone tra le decine e decine di migliaia di persone in piazza a Tbilisi che stanno sfidando le sempre più crescenti repressioni del governo filorusso e della polizia e le decine (senza migliaia) di russi scesi in strada per manifestare contro il regime di putin dopo l’assassinio di Navalny e per le elezioni farsa di Marzo. Manifestazioni tra l’altro risolte con un paio di giorni totali tra fiori lasciati al cimitero e qualche fila silenziosa ai seggi elettorali. E per carità non venite a dirmi “ma poveretti in russia se scendi a protestare ti picchiano e ti arrestano”. E’ vero, probabilmente è così, ma quando in 25 anni di potere del clan mafioso di putin si ricordano solo le proteste del 2018 contro la riforma delle pensioni, quindi per soldi, capirete anche voi che le attenuanti del caso vengono meno. Inoltre, paradossalmente, le manifestazioni di dissenso verso putin e il regime sono state ancor meno all’estero, quindi in un ambiente protetto, quasi inesistenti e sicuramente ininfluenti.
Insomma avete capito: da una parte abbiamo il coraggio e la voglia di libertà di ucraini e georgiani. Dall’altra il nulla cosmico, con buona pace di politici e giornalisti che nei giorni successivi alla morte di Navalny si sono strappati le vesti e hanno fatto la corsa a chi la sparava più grossa tra petizioni per intitolargli qualunque cosa e offerte di ospitalità con vitto e alloggio inclusi a sua moglie, dimenticando che i veri eroi invece erano sempre stati lì sotto i loro occhi a combattere e morire per loro: a Bakhmut, ad Avdiivka, a Mariupol.

Quindi per evitare che anche le proteste in Georgia siano l’ennesima occasione persa per sviluppare il nostro modello democratico alziamo le antenne e prestiamo loro attenzione. I georgiani si stanno dimostrando davvero degli alleati fedeli, non come quei “dieci milioni” là, quelli di cui parlava Lei, che io, onestamente, non ho mai visto nè sentito.

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