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Il ruolo di TikTok nella propaganda russa

Come TikTok aiuta la propaganda russa

TikTok lo conosciamo tutti anche se non lo usiamo. E’ un social network di origine cinese (e già questo dovrebbe farci riflettere in quanto partner mica tanto occulto di putin & co.) il cui cuore sono le condivisioni da parte degli utenti di brevi video più o meno interessanti, più o meno stupidi.
Avrete sicuramente sentito in questi anni il passeggero seduto dietro di voi in treno o in autobus oppure il vicino di ombrellone in spiaggia che scorrendo compulsivamente lo schermo del proprio smartphone faceva partire canzoncine da pochi secondi ad alto volume. Ecco, stava sicuramente guardando TikTok.
Ma non vogliamo concentrarci sul criticare il concetto stesso di utilizzo di questa app, ma delle implicazioni che la legano a doppio filo alla guerra in Ucraina.

TikTok, video carini di propaganda russa.

Che la guerra in Ucraina da parte del cremlino fosse pianificata da anni ormai lo abbiamo imparato tutti. Tra le armi di propaganda messe in campo, TikTok ha giocato un ruolo fondamentale nel modo più inaspettato. Niente manifesti di eroici interventi militari, nessun proclama dittatoriale di corsa alle armi (oddio ci sono anche quelli, al peggio lo sappiamo non c’è mai fine). In questo caso si è scesi ancora più in basso, producendo migliaia di contenuti virali con una propaganda appena accennata, diffondendo video sia internamente sia esternamente ai confini russi (con un focus ovviamente particolare al mercato ucraino) con gattini, cagnolini, barzellette e racconti divertenti per dipingere un occidente malsano e una russia invece patria di libertà e giustizia.
La targetizzazione dei messaggi propagandistici poi è stata (ed è tuttora) molto mirata. Per i russi il messaggio nascosto è difendiamoci dall’oppressione occidentale, per gli ucraini è invece un invito ad accettare la russia come unica speranza di salvezza contro lo smembramento del paese da parte degli avidi alleati della NATO. Il tutto trasmesso sotto forma di scenette rigorosamente in lingua russa con animaletti carini.

Conosciamo bene come funziona la mente umana. Magari non recepisce un messaggio chiaro, forte e sincero, un avvertimento di pericolo immediato, mentre se sottoposta a piccoli input quotidiani apparentemente innocui riesce via via ad abituarsi e ad assimilare il messaggio e a farlo suo, giusto o sbagliato esso sia.

TikTok ed il problema della condivisione dei dati personali

Un altro grande lato oscuro di TikTok risiede proprio nella gestione dei dati personali, che a quanto pare per gli utenti del social network cinese hanno in questo caso il valore di carta straccia.
Siamo pronti ad indignarci tutti quando riceviamo una mail indesiderata sui nostri account di posta, a ricorrere al garante della privacy per aver ricevuto una comunicazione commerciale di uno sconto sull’acquisto di un materasso, mentre accettiamo ciecamente che i nostri dati di profilazione siano ceduti al governo cinese senza avere nulla in cambio.
Una legge in Cina del 2017 infatti obbliga i colossi tecnologici cinesi alla cessione di tutti i dati di utilizzo degli utenti dei loro servizi e app al governo cinese. Voglio vedervi rivolgervi alla polizia postale italiana per toglierli dalle grinfie del dragone.

Eppure USA e UE ci hanno avvertiti su TikTok

TikTok ban Usa
La prima parte del documento in cui il presidente Biden mette al bando TikTok dagli uffici governativi USA.

“Uomo avvisato mezzo salvato” si diceva una volta, ora non crediamo serva nemmeno un chiaro avviso a salvarci dato che lo ignoriamo palesemente.
Il 30 Dicembre 2022 il presidente americano Joe Biden ha firmato una legge che vieta l’utilizzo del social cinese su tutti i devices in possesso degli enti governativi USA. La motivazione è “sicurezza nazionale”.
Sono tante infatti le zone d’ombra di questa app e diverse indagini sono in corso a Washington per verificare i timori di un prelievo illecito di dati sensibili dei propri utente da parte della società proprietaria di TikTok e per confermare che questa app può essere stata usata per lo spionaggio di giornalisti e diplomatici di alto livello americani.

A Febbraio 2023, a ruota degli Stati Uniti (come sempre), anche la UE ha introdotto il ban di TikTok dai dispositivi in dotazione ai dipendenti della Commissione Europea in ottica del rispetto delle leggi sulla cybersicurezza.
In pratica: stiamo attenti a non farci spiare. 

Il pericolo per militari e civili

L’uso di app con falle di sicurezza è stato ed è tuttora uno dei punti focali della sicurezza nazionale in Ucraina. Molte app e siti web sono stati vietati (se non vietati almeno ne è stato sconsigliato l’uso) perchè attraverso l’intercettazione delle conversazioni e l’uso di dati spiati è possibile per i russi individuare obbiettivi strategici per i loro bombardamenti, mettendo a rischio la vita di civili e militari. E così in molti caso è stato.
La geolocalizzazione degli smartphone e l’uso di app come TikTok ha permesso all’esercito russo di individuare gruppi di soldati ucraini e di colpire le loro posizioni causando morti e feriti.
Ovviamente anche l’esercito ucraino è stato in grado di rispondere allo stesso modo, localizzando e colpendo intere unità di invasori, ma perchè rischiare?

TikTok, considerazioni finali

Su queste stesse pagine abbiamo già ampiamente parlato di come una scelta etica in fatto di consumi (vedi il movimento B4Ukraine che tiene sotto pressione tutte quelle aziende ancora in affari in russia) possa danneggiare la macchina da guerra del cremlino evitando di rifornire le casse statali con rubli pronti a trasformarsi in armi di morte per i civili e per i difensori ucraini. 

La propaganda russa compie già egregiamente il suo lavoro all’interno dei loro confini, non permettiamo (ancora) di farci condizionare da strampalate fake news che distorcono la realtà e che mirano step by step ad instaurare sia in Ucraina e sia in Occidente il germe del dubbio che ha permesso negli ultimi 20 anni di tollerare qualsiasi nefandezza russa in nome di un punto di vista da condividere basato solo ed esclusivamente su menzogne e condizionamenti.

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