Nestlè è sponsor della guerra e continua a fare affari in russia
La multinazionale svizzera Nestlè non ha bisogno di presentazioni, è da molti anni leader del mercato food & beverage e tonnellate dei loro prodotti affollano le corsie dei nostri supermercati.
Dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della russia ha ricevuto numerose pressioni internazionali per sganciarsi dal mercato del paese aggressore, ma nonostante tutto l’azienda produttrice di brand come Nespresso, Nesquik, Buitoni, San Pellegrino e Baci Perugina (e tantissimi altri) non sembra avere molta intenzione di ritirarsi da mosca.
Nestlè sponsor della guerra in Ucraina
Nestlè è stata ufficialmente aggiunta alla non molto lusinghiera lista delle aziende sponsor della guerra, di cui fanno parte molte altre aziende multinazionali come Leroy Merlin, Pepsico, Mondelez e Unilever. Sul sito War & Sanctions potete trovare tutta la lista aggiornata degli sponsor della guerra.
Riduzione della produzione Nestlè in russia. O forse no.
A quanto pare le capsule di caffè Nespresso sono d’ora in poi da considerarsi un bene di prima necessità
Nestlè, allo stesso modo di aziende come Gruppo Benetton, Barilla o Ferrero ha diffuso un comunicato sulla loro posizione nella guerra che la russia ha mosso verso l’Ucraina dove veniva specificato che ci sarebbe stata una forte riduzione della produzione e distribuzione dei loro brand in russia ad eccezione dei prodotti ritenuti essenziali pur senza lasciare il paese del criminale internazionale putin, rimarcando la loro intenzione di sostenere i loro dipendenti delle filiali russe (e di conseguenza l’economia del paese che ha iniziato questa guerra). Azioni che escludono a priori un ritiro dalla russia in attesa che qualcuno ponga fine a questa guerra senza sporcarsi molto le mani.
Detto questo pare che il concetto di “prodotti essenziali” sia comunque abbastanza vago e flessibile per Nestlè. Infatti un’indagine del quotidiano svizzero NZZ ha messo in luce come gli scaffali dei negozi russi siano stracolmi di prodotti Nestlè. A quanto pare le capsule di caffè Nespresso sono d’ora in poi da considerarsi un bene di prima necessità.
Inoltre gli stabilimenti Nestlè in russia continuano il loro lavoro senza interruzioni nonostante nei comunicati stampa si sottolinei l’adesione alle sanzioni internazionali ai danni della russia. Sembra che per Nestlè sia importante che l’economia del cremlino regga.
Nestlè non condanna la guerra della russia
L’ambiguità di Nestlè sulla sua condotta commerciale in questa situazione comunque non stupisce. Se analizziamo il comunicato sull’argomento che la multinazionale svizzera ha pubblicato e messo online sul proprio sito non si parla mai di aggressione scatenata dalla russia ai danni dell’Ucraina, ma semplicemente si prende atto che in Ucraina “c’è la guerra”. Di chi sia la colpa poi lo decideranno i nostri nipoti in futuro.
Riteniamo che una multinazionale di tale importanza debba schierarsi apertamente dichiarando quali sono i propri valori, riconoscendo chi è l’aggressore e l’aggredito senza ambiguità. L’Ucraina non si è aggredita da sola.
I prodotti Nestlè
I brands Nestlè sono numerosissimi e la loro distribuzione capillare nel corso degli anni ha permesso a tutti di conoscerli. Proprio per questo il rifiuto di Nestlè di ritirarsi dal mercato russo da ancora più fastidio. Spesso è infatti difficile fare una scelta etica che contrasta con le nostre abitudini e la poca informazione sull’argomento non facilita certo le cose.
Ricordiamo comunque i brands Nestlè più famosi, per inquadrare meglio di quale colosso del food & beverage stiamo parlando e dell’importanza delle sue scelte:
Purina, Friskies e Gourmet (cibo per cani e gatti);
KitKat, Smarties, Baci Perugina (cioccolato);
Nesquik (mix al cioccolato per bevande al latte);
Nespresso (caffè);
Levissima e San Pellegrino (acqua);
Maxibon (gelati);
Buitoni (food);
Nestlè possiede molti altri brands, vi rimandiamo al loro sito per visualizzarli tutti e per scoprire quali state consumando tuttora e, magari, decidere di fare una scelta etica e consapevole sui vostri prossimi acquisti.
Pericolo nazionalizzazione per Nestlè in russia
Una cosa molto interessante che potrebbe rendere inutile la volontà di aziende come Nestlè di continuare a lavorare in russia è la possibilità che le aziende di multinazionali originarie di paesi ostili con il cremlino vengano nazionalizzate da mosca in risposta alle sanzioni internazionali. Questa non è solo propaganda, in russia sono già state nazionalizzate le filiali ad esempio di Danone e Carlsberg, non stupirebbe se Danone potesse essere la prossima ad aggiungersi all’elenco.
Cosa significa continuare a fare affari in russia
Portando lavoro e reddito in russia si crea un inevitabile sostegno al tessuto economico e sociale di un paese che invece avrebbe bisogno di capire realmente sulla propria pelle gli effetti della guerra scatenata in Ucraina
Il mancato ritiro delle attività della multinazionale Nestlè in russia ha diverse conseguenze.
La prima e forse più dolorosa è quella di rifornire le casse del cremlino di proventi derivanti dalle tasse generate dalle vendite nel mercato russo. Come ben sappiamo, e a maggior ragione viste anche le ultime notizie della decisione di putin di incrementare il budget militare per il 2024, queste tasse non verranno utilizzate per il welfare del paese invasore, ma saranno trasformate in artiglieria da utilizzare nella guerra contro il coraggioso popolo ucraino.
La seconda conseguenza è il sostegno all’economia russa, limitando gli effetti delle sanzioni internazionali che Nestlè afferma di supportare (o quantomeno di non contestare). Portando lavoro e reddito in russia si crea un inevitabile sostegno al tessuto economico e sociale di un paese che invece avrebbe bisogno di capire realmente sulla propria pelle gli effetti della guerra scatenata in Ucraina.
Nestlè…what else?
Molte altre aziende multinazionali continuano a fare affari in russia
Ma non è solo Nestlè a continuare il suo business in russia, tantissime altre multinazionali non hanno abbandonato il cremlino. Per scoprire quali aziende sostengono l’economia di mosca nonostante la guerra vi consigliamo di seguire il sito Leave Russia (a cura del KSE Institute di Kyiv) oppure di seguire il movimento B4Ukraine che monitora queste imprese facendo pressione per la loro uscita dal mercato russo. Proprio B4Ukraine ha inviato una lettera a Novembre 2022 a Nestlè, ricordando i loro doveri internazionali e le violazioni etiche che la loro decisione di restare in russia comporta. Nestlè ha risposto alle loro domande ma senza dare spiegazioni a nostro avviso molto convincenti. Nello specifico la risposta di Nestlè è stata la riproposizione del loro comunicato stampa: “facciamo beneficienza per l’Ucraina, abbiamo fermato la produzione di beni non essenziali in russia e abbiamo bloccato nuovi investimenti in marketing e pubblicità”. Tutto comunque molto opinabile.
Pepsico (che produce brand globali come Pepsi e Lays) continua come niente fosse a lavorare in russia nonostante l'attribuzione del titolo di sponsor della guerra.
Ferrero ha solo messo in pausa alcuni settori non critici del suo business in russia, continuando ancora ad alimentare le casse del cremlino
Domenica 26 Novembre 2023 si terrà a Berlino una manifestazione in segno di protesta contro Mondelez (produttrice dei prodotti Milka) che continua a fare affari con mosca.
Lactalis, proprietaria di Galbani e Parmalat, nonostante l'evidenza degli orrori della guerra scatenata dalla russia in Ucraina continua a fare business as usual con il cremlino.